RenatoScauriIn 48 ore un terremoto ha travolto la panchina dello Scauri. La risoluzione del rapporto con Tiziano Addessi, il coach che chiude con un anno glorioso l’esperienza nella piazza scaurese, lascia spazio a Renato Sabatino, il tecnico molto conosciuto nel capoluogo che ha accettato di guidare Ricchotti e compagni.

Renato, sei stato chiamato a Scauri 48 ore prima della gara. E’ evidente che non hai avuto la possibilità di intervenire in maniera netta nella gestione del gruppo. A freddo, oggi, cosa puoi dire di questi ragazzi che oramai sono i “tuoi ragazzi” ?

“La squadra ha un buon agonismo e tanta voglia di fare bene. Bisogna lavorare molto per superare i momenti di criticità che sono incorsi nelle ultime gare. Lavorare sulla difesa e sulle rotazioni per evitare di arrivare a fine gara in affanno. Non conoscendoli non avevo la percezione della preparazione atletica e delle singole predisposizioni degli atleti, ma la gara contro Napoli ha messo in evidenza che lo Scauri è pronto a fronteggiare anche le temibili del girone. La squadra di Coach Di Lorenzo è stata costruita per salire e misurarsi con lo zoccolo duro mi ha aiutato a comprendere dove bisogna intervenire.”

Responsabile del settore giovanile della prima squadra di Latina : un’esperienza completamente diversa. Cosa ti è rimasto come bagaglio emotivo?

“Sono stati due anni fantastici. Lavorare con i giovani significa lavorare sui fondamentali, vederli crescere, seguire le loro evoluzioni ed i loro cambiamenti. La soddisfazione poi di aver centrato due finali Interzona ed una finale Nazionale ha coronato un percorso entusiasmante. Naturalmente questo lavoro è stato portato a termine grazie anche ai miei collaboratori, Marco Guratti, Tommy Morassi e Fabio De Bernardis. E’ un’esperienza che mi ha lasciato soddisfatto e contento per tutto il lavoro svolto.”

Da Latina a Scauri. 80 chilometri di storia dividono due società così profondamente diverse. Cosa ti ha spinto ad accettare con entusiasmo la proposta del Presidente Di Cola e del suo staff?

“Scauri è una piazza storica, una piazza che conosce molto bene la pallacanestro, vive per questo sport, un ambiente caldo…mi ha spinto la grande stima che ho verso la famiglia Ranieri, verso Massimo che conosco da una vita. Sono consapevole che puntano molto sul mio lavoro ed io sono qui per lavorare bene. La scelta è stata una scelta emozionale e non economica: non ci sono ricompense adeguate comparate all’emozione di giocare nel campo che vive nel ricordo di Gigi Ranieri.”

Parliamo di emozioni. Andando a scavare nella scatola dei ricordi, quale piazza italiana di basket ti è rimasta cucita sul cuore?

“Ho affrontato campionati in realtà a volte molto difficili. Ho la prerogativa, fino ad ora, di aver lasciato sempre degli ottimi ricordi. Sicuramente Cefalù ed Imola sono in testa a questa ipotetica classifica. Sono stato veramente amato, in tutte e due le città. Considerando che a Cefalù ho vinto il campionato ma ad Imola non l’ho vinto, eppure sono stato portato in paradiso anche da loro, tifosi, società e squadra. Ho avuto la fortuna di allenare quelle due formazioni ma, consentimi, ho anche la consapevolezza di aver dato loro tanto.”

Sembra che tu abbia un ingrediente segreto…

“Diciamo una convinzione mia personale. E’ un fondamentale sulla visione periferica del gioco. Alcuni atleti hanno questa percezione particolare innata; per altri è necessario allenarla. Ci sono degli esercizi da seguire attraverso una preparazione graduale e mirata. Anche nella vita di tutti i giorni è possibile cominciare a sviluppare questa “dote” che ognuno di noi possiede “nascosta”. Gli atleti, con la mia guida, hanno la possibilità di seguire una metodologia di allenamento mirata, attraverso dei programmi di allenamento definiti. Negli ultimi anni ho approfondito molto questo fondamentale tanto da decidere di farne un libro assieme a Paolo Tarlazzi. Stiamo portando a compimento la costruzione delle ultime tavole prima di mandarlo in stampa. Il fine è quello di dare dei consigli che andranno ad aggiungersi al lavoro che i tecnici svolgono tutti i giorni sul campo, certo che la condivisione di questa “visione” non possa che far bene a tutto il movimento della pallacanestro italiana.”

Renato Sabatino è un personaggio che non può non rimanere impresso: diretto, socievole, duro in campo ma anche con un cuore grande. Domenica pomeriggio, prima di recarsi al PalaBorrelli per incontrare i ragazzi è passato a salutare il suo amico Gigi Ranieri nel vecchio cimitero di Minturno, arroccato a 130 metri sul livello del mare.  A lui ha dedicato il suo saluto prima di sedersi su quella panchina che per tanti anni è stata di Gigi.

Questo piccolo paese ha trovato un coach che nel cuore porta gli stessi ricordi, gli stessi affetti e la stessa passione. In bocca al lupo Renato!

L’album fotografico completo a cura di Fabrizio di Falco per www.basketinside.com

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