Come sopravvivere ad una recensione negativa -

Quando si gioca un campionato, una stagione sportiva, in qualsiasi disciplina, si mettono in conto vittorie e sconfitte. Nessuna squadra, nemmeno la più forte di tutti tempi, ha mai vinto tutte le gare che ha giocato. Da quando ho scritto il mio libro “Digital marketing per lo sport” sapevo che avrei dovuto confrontarmi con un mondo fatto non solo di consensi.

In questo progetto ho messo insieme una squadra forte, coesa, ognuno con la propria professionalità, competenza, specificità, certa che il lavoro che ne sarebbe venuto fuori sarebbe stato il più completo ed utile possibile per tutti coloro che avrebbero voluto approfondire lo sport declinato nel digitale.

Insieme, tutti e 11, abbiamo iniziato a giocare le nostre partite in giro per l’Italia coinvolgendo centinaia di persone arrivando ad oltrepassare la Manica nel recente evento di Londra del 4 maggio. Ma per poter comprendere come fare sempre meglio, anche la migliore squadra deve imparare dei propri errori, per mettere in campo un gioco vincente ed efficace. L’abbiamo fatto tappa dopo tappa ma mi sono sempre chiesta se, tra il pubblico di ognuno dei quasi 20 appuntamenti, tra le persone che avevano letto il libro, ci fosse stato qualcuno a cui questo libro, in verità, non fosse piaciuto.

Nessuno prima d’ora mi aveva mai riportato un feedback negativo e in ogni caso, nel momento in cui qualcuno di loro mi aveva sottolineato alcuni aspetti mancanti (tipo il capitolo su LinkedIn e la sezione sul Guerrilla marketing o sulle strategie laterali di comunicazione che ho dovuto tagliare per non superare le pagine previste dal contratto) ho sempre risposto che avrei affrontato e approfondito questi altri aspetti in un volume successivo.

Ora invece devo dire grazie all’unica recensione veramente negativa che ho avuto la fortuna di leggere per caso su Amazon, a distanza di quasi un anno dalla pubblicazione, ad opera di un mio lettore scrupoloso e, a suo dire, esperto di comunicazione digitale sportiva.

 

Ha sottolineato il fatto che a lui il libro è sembrato “pieno di markette per adoperare questa applicazione o fare riferimento a quel determinato professionista” . All’inizio non ho ben compreso. Non credo che citare strumenti utili o esempi di professionalità nel mondo dello sport possa essere ricondotto a un termine che non fa parte né del mio essere né del modo di comunicare che porto avanti da tanti anni. In effetti poi, riflettendo, mi sono resa conto che questa persona non poteva sapere il perchè di queste scelte e la colpa è mia che non ho spiegato abbastanza chiaramente il perchè ho voluto citare alcune realtà sportive o tecnologiche nel mio manuale o alcuni professionisti che sono l’esempio di questo mestiere.

Ho sempre basato ogni progetto che porto avanti sull’inclusione dì professionalità verticalizzate, al fine di mettere in evidenza il buon lavoro anche di molti miei colleghi perché, come dice Salvatore Russo, vince chi collabora (mi piace citare le persone e la paternità di alcune frasi illuminanti: non mi nascondo ma li menziono perché la buona pratica digitale impone questo) L’ho sempre fatto da quando ho iniziato a lavorare nel marketing digitale e la scrittura di un libro mi ha dato l’opportunità di creare una squadra e condividere questo progetto con altri miei colleghi raccontando storie come quella di CrazyXFootball, Shado, hFarm, PostPickr, Simone Fregonese, BasketInside, Eroica o Gianluca Atlante. Ho citato Cristina Rossi, Roberto Zarriello e Daniele Chieffi, Marco Del Checcolo e tanti altri. Questi sono professionisti del digitale e del giornalismo, esempi da seguire e da replicare perché

non si può immaginare ciò che non esiste e per fare bene una cosa è doveroso imparare da chi la fa bene, meglio di te.

Queste non sono marchette: queste sono storie da raccontare per far conoscere, a chi legge, che anche da piccoli esempi possono nascere grandi idee. Forse è una marchetta aver dedicato un capitolo intero a PostPickr? Una start-up tutta italiana che ha realizzato un prodotto utile, unico, completo, competitor di Hootsuite. Certo fa più figo dire che si usa Hootsuite ma io credo nella valorizzazione delle fatiche e dell’impegno della nostra operosità italiana, figurarsi se proveniente dal nostro bistrattato sud. E allora, caro lettore, mi consenta di raccontare di Postpickr perchè Maurizio Lotito, Maria Miracapillo e Antonello Fratepietro se lo meritano per l’opera titanica che hanno fatto: da pionieri!

E poi, caro signore, se le cose dovessero essere come dice lei, ho fatto una marketta anche a Facebook, Twitter, Instagram e tutti quei tool che Bernardo Mannelli faticosamente seleziona giorno dopo giorno.

Lo sa qual è la verità? Da soli non si vince nulla. Si lavora nel digitale come nello sport: di squadra! Le auguro di trovare qualcuno con cui condividere il suo lavoro come ho avuto la fortuna di trovarlo io. Magari saranno loro stessi a farle vedere i suoi errori dandole l’opportunità di crescere e diventare un professionista migliore, bravo e competente. Io sbaglio ogni giorno ma non sono mai sola e la mia squadra cresce assieme a me.

La ringrazio dal profondo del cuore perché oggi, grazie a lei, siamo cresciuti un po’ di più.