Come può lo sport insegnare ai ragazzi il rispetto delle regole -

Come si declina la legalità nello sport? Per molti è difficile rispondere a questa domanda. Invece vi dico che la legalità è alla base dello sport stesso. Le regole e il rispetto delle norme e dei regolamenti sono le fondamenta su cui lo sport è costruito ed è attraverso quelle norme che lo sport si declina in tutte le sue sfaccettature.

Non ci credete? Pensateci un attimo.

Tutti gli sport, dal calcio al volley, dal mio amato basket al tiro a segno, dalla pesca sportiva al tiro a volo, tutti ma proprio tutti hanno un regolamento.

Non solo. Ogni disciplina ha una schiera di ufficiali di campo, giudici di gara, arbitri che sono le figure che esistono in quanto garanti della legalità e del rispetto delle regole.

Non scherziamo. C’è una grande metafora nello sport ed è quella della società. Ma non la società come la conosciamo noi. Ma la metafora e il sogno di come dovrebbe essere.

Il paradosso è che, spesso, si rispettano le regole in campo, si riconosce l’autorità all’arbitro o al giudice dell’evento sportivo ma non si rispettano le leggi basilari della società in cui viviamo.

 

Lo sport come strumento educativo

Lo sport ci salva. Salva i nostri figli dallo sbando e da comportamenti “sregolati” e inquadra l’essere umano in un quadro sociale indispensabile perché, per quanto sia dura da accettare in questa epoca, in cui tutto è permesso e lecito, la nostra libertà termina dove inizia la libertà dell’altro e, a sancire questo principio basilare, ci sono le norme.

Cosa sarebbe una partita di basket senza gli arbitri? Amati ed odiati sono loro che riescono a garantire il rispetto delle regole del gioco. Anche quando siamo impegnati nei tornei estivi, una delle prime esigenze è investire gli arbitri della responsabilità della gestione delle partite.

 

L’esempio di un uomo come Pietro Grasso

Nel mio territorio, il 27 giugno, abbiamo avuto una grande fortuna assieme a tutto il Team del Torneo Tosarello: organizzare l’evento “Il Basket contro la criminalità” che ha portato a Latina il Presidente del Senato Pietro Grasso. In sala erano presenti 100 giovani provenienti dai settori giovanili di Latina e provincia che hanno colto l’opportunità di incontrare uno degli  uomini che sul maxi processo, gli anni di terrore per la mafia, le stragi di Capaci e di Via d’Amelio di 25 anni fa, ha parecchio da raccontare. Un uomo che ha fatto della sua scorta la sua famiglia. E lo sapete in nome di cosa? Della legalità.

Un uomo che ha raccontato che, dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha avvertito un profondo senso di colpa per essere ancora in vita. Un uomo che non ha avuto paura di accettare un incarico allora così pericoloso ed esporre se stesso e la sua famiglia alle mani e agli occhi della gente di mafia. In nome di cosa? Della legalità.

Un uomo che ha dovuto dare la più dura delle risposte a chi gli ha chiesto quando  e se finirà la mafia…

La mafia sfrutta le carenze che ci sono nella società. Fino a quando ci saranno queste carenze la mafia non finirà (cit. Pietro Grasso)

 

A tutte le persone che si sono lamentate per il disagio del traffico, per le zone interdette, per i controlli serrati, vorrei solo dire una sola parola: riflettete.

Il prezioso tempo che i nostri ragazzi hanno investito nell’ascolto del racconto del Presidente possa accendere in loro quella fiamma che traduca il rispetto delle regole in campo nel rispetto delle regole della vita e della società.

 

Non è facile ma a noi sportivi le cose facili non sono mai piaciute!