Educazione civica digitale: percorso obbligato per ragazzi, adulti ed atleti! -

Il mestiere di educatore è sicuramente tra le missioni più difficili che l’essere umano sia chiamato a sostenere. Egli ha la responsabilità di formare, informare, guidare e proteggere altri individui sulla strada della conoscenza e della crescita personale.

Per lo stesso identico motivo insegnare è molto difficile.

E non è una cosa che abbia a che fare con la capacità di fare classe o la predisposizione alla sintesi ed esposizione dei contenuti. Intendo una difficoltà legata al rapporto esclusivo che si viene a creare tra allievo e formatore, un rapporto che si lega alla fiducia che il discente ha nei confronti del docente. Questa fiducia è fatta di tante piccole cose, piccoli gesti che compongono questa relazione così unica.

Credo di aver avuto sempre dentro di me una forte inclinazione ad orientare e guidare le persone. L’ho espressa in tanti modi. Quello che so con certezza è che mi piace moltissimo poter insegnare. Ne ho fatto la mia attività quasi prevalente e insegno continuamente durante la giornata e il Web mi restituisce la capacità di essere d’aiuto e da guida in tanti modi: con un messaggio in chat, una mail, un commento, un DM. Poi fare aula è un’altra cosa. Mi è capitato nell’evento socialgirls18: 60 ragazzi della scuola media pronti a scoprire i segreti delle tecniche di scrittura creativa ma anche piccole regole base del buon utilizzo della rete.

Educazione civica digitale

Oramai i formatori hanno l’obbligo di aiutare gli altri a comprendere le regole della rete (come direbbe la mia amica e collega Federica De Stefani) impartendo lezioni di educazione civica del mondo digitale. Ve la ricordate a scuola negli anni 70/80? Era importantissima l’educazione civica. Una materia quasi dimenticata che ci ha permesso di comprendere il nostro mondo dal punto di vista sociologico e legislativo.

In Italia, fu Aldo Moro il primo a introdurre nel 1958 l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole medie e superiori: due ore al mese obbligatorie, affidate al professore di storia, senza valutazione.” (cit. Wikipedia)

Ora che il mondo sta cambiando, dobbiamo adeguarci a tali cambiamenti e cercare di diffondere la conoscenza del nuovo universo digitale. Abbiamo l’obbligo di iniziare dai ragazzi nelle scuole, ma non possiamo dimenticare gli adulti, naturali fruitori delle nuove tecnologie e specchio dei comportamenti che i minori accolgono come esempio.

Parlare di educazione civica digitale vuol dire avere la responsabilità di far comprendere ben altro da come funzionano le piattaforme Social, come si posta su Facebook, il linguaggio di declinazione di un tweet piuttosto gli hashtag da utilizzare in Instagram.

Impartire lezioni di educazione civica digitale significa delineare le regole di comportamento, educare all’attenzione, ricordare che i social e i device sono un mezzo per compiere azioni e non si sostituiscono alla vita reale anzi, se non usati con criterio e buon senso, mettono in serio pericolo privacy, professione e a volte la vita stessa.

L’educazione civica digitale nello sport

Come faccio a parlare di educazione civica digitale nello sport? Può sembrare banale ma lo sapete chi sono i nuovi eroi del mondo moderno? Gli atleti. I ragazzi li osservano e li imitano in tutti i loro gesti e comportamenti, in campo e fuori dal campo. Come facciamo a non comprendere che sono proprio gli atleti che hanno la responsabilità dei propri comportamenti sui social, nel web, nelle Instagram stories (vedi il caso di Nainggolan) e in tutto quello che postano online?

Ero nel mio ufficio mentre si decidevano le sorti di Radja Nainggolan in ordine alla sua convocazione o meno nella gara contro l’Atalanta: un collega di Sky stava sminuendo l’accaduto definendo quasi una bravata il video di capodanno del calciatore giallorosso. Ho interrotto quello che stavo facendo, ho fissato lo schermo ed ho pensato: cosa potrebbe succedere qualora questo comportamento restasse impunito? Cosa penseranno i ragazzi dei gruppi giovanili o solo i piccoli tifosi? Cavolo! Penseranno che è lecito e che se lo fa Nainggolan lo potranno fare anche loro! La questione si è chiusa come doveva chiudersi: scuse pubbliche, multa salata e fuori dalla gara.

Ne parlo spesso con i colleghi del gruppo Facebook Leggo la Gazzetta alla Rovescia: questi nuovi miti hanno la necessità di comprendere quanto pesi ogni post che lanciano nella rete: talvolta vanno a segno nel paglione, come una freccia dalla traiettoria perfetta, altre volte tornano indietro come boomerang impazziti e possono far male a loro stessi e a chi segue nel web i loro profili personali.

Quelli che fanno il mio mestiere, a cavallo tra lo sport e il mondo digitale, dovrebbero prendere questo impegno: cercare di trasmettere qualche regola elementare dell’educazione civica digitale nel mondo sportivo. Io sono in prima linea.

Ho appena cominciato.

(foto tratte dalla giornata #socialgirls18 presso Lazio Innova – Spazio Attivo di Latina)


Se ti va di approfondire ho parlato di questo argomento con Giorgio Minguzzi di Merita.biz in un podcast tutto da ascoltare, magari mentre sei alla guida per raggiungere il lavoro.

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