Il Ball Don't Lie e Danilo Gallinari -

Questa settimana ho l’occasione di scrivere per la cosa che ho più nel cuore. Quando 4 anni fa Bisco venne da me per chiedermi se gli volevo dare una mano a realizzare un torneo, dissi subito di si. C’era poco da fare d’estate qui nella nostra città, per noi abituati al rumore della palla nel cesto.

Quelli del #33BK furono 3 giorni bellissimi e capii che Bisco era prossimo ad una carriera da cabarettista. I mezzi e gli strumenti che avevamo a disposizione erano modesti ma riuscimmo a far parlare di noi. La risposta sia dei ragazzi che del discreto pubblico fu incoraggiante e decidemmo di andare avanti.

Il Ball Don’t Lie nacque l’anno dopo.

Sentivamo l’esigenza di dare una connotazione al Torneo e cominciammo a cercare un campetto da riportare in vita e farlo diventare il punto di riferimento estivo per i malati di basket. La scelta cadde su un campo di quartiere,dimenticato perché mai messo al centro di un evento. Il passo tra il pensare e il fare fu veramente breve e creammo una squadra compatta che esiste ancora ora. Io, Luca Bisconti, Giovanni Coronini, Enrico Pitton, Andrea Berardi, Alessandro Carlaccini e la famiglia Caldarozzi intera. Non abbiamo perso nessun pezzo per strada anzi abbiamo guadagnato sempre qualcuno pronto a darci una mano.

La prima edizione si svolse su 6 giorni poi su 10 ma la richiesta di far parte del folle mondo del Ball Don’t Lie ha superato i limiti. Le soluzioni erano due: far durare il torneo per ancora più giornate e esportare l’idea in un’altra provincia.

Le abbiamo centrate ambedue. Daniele Bonessio, compagno della prima versione beta del 2014, quest’anno ha realizzato lo stesso format a Roma recuperando il campo di quartiere di Tor Marancia: il Ball Don’t Lie ROMA. Il Torneo di Latina, l’Ape regina a spicchi, si è estesa a 13 lunghi giorni di streetbasket con 200 iscritti divisi su 5 categorie, 120 partite e tanta tanta voglia di divertirsi.

Sto scrivendo il pezzo prima di uscire di casa. La mia borsa è pronta. Mac, iPad, telefoni, caricabatterie fogli e modelli, e un portafortuna perché in campo ci si lega a feticci e piccoli oggetti che possano propiziare l’evento e tenere lontane le sfighe.

Mi piacerebbe dare un messaggio ai 200 atleti che tireranno al cesto. Io sono quella che rompe, che vi fotografa e vi riprende mentre ridete. Io e il mio fotografo Fabrizio Di Falco siamo quelli che costruiamo i vostri ricordi: non sbuffate se vi chiediamo di fare una foto dietro una cornice di Instagram o vi becchiamo mentre abbracciate un compagno. Quando tornerà il freddo li cercherete questi scatti tra i 5000 e più che realizzeremo e sorriderete guardandone anche le imperfezioni.

Quello che penso su Danilo Gallinari

Un pensiero va, immancabilmente, anche alla Nazionale e a Danilo Gallinari. Nel giorno della polemica voglio sottolineare che siamo umani e imperfetti. Può capitare a tutti di perdere le staffe ma… in campo il rispetto dell’avversario è al primo posto. Quello che avete visto in diretta, oppure registrato e mandato in loop migliaia di volte, è l’esempio di ciò che non si deve fare.

Non è un gesto che aiuta la squadra e non è un gesto che appartiene al significato più profondo dell’essere sportivo. L’atleta, quello bravo, è colui che riesce a gestire prima di tutti se stesso. Perché Danilo, con quel pugno, ha creato non solo un danno alla sua squadra ma ha anche inviato un messaggio pericoloso per noi tutti, soprattutto per chi gioca al campetto un torneo come il nostro.

Danilo Gallinari per me rimane un grande atleta che ieri sera ha perso un po’ di quei suoi poteri che aveva faticosamente fatto crescere con grande dedizione e talento.

Quindi, ragazzi miei, scendiamo in campo e dedichiamo questa edizione del Ball Don’t Lie a Danilo Gallinari, perché ogni uomo, e di riflesso ogni atleta, impari dai propri errori. Noi oggi abbiamo l’opportunità di dimostrare di non aver raccolto il messaggio del Gallo.

Buon Ball Don’t Lie a tutti