Pensieri di donne, di violenza, di segreti e di uomini impuniti -

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Ve lo voglio confessare.
A me tutte le esternazioni estreme, le prese di posizione, le foto profilo siglate da cause alla Charlie Hebdo hanno sempre dato fastidio.
Ma non perché non fossi d’accordo.
Solamente perchè credo ci dovrebbe essere una sorta di pudore nel raccontare le tragedie, sia che esse siano globali sia che esse si riferiscano a “piccoli” incidenti domestici.
Poi diciamocela tutta: chi di noi non ha mai preso uno schiaffo?
Diventa così normale che lo giustifichiamo, lo nascondiamo, lo veliamo di pudore.

Allora mi sono posta una domanda: per caso questo mio atteggiamento di fastidio è indirizzato non solo ad una naturale propensione a non parlare troppo delle mie cose intime, ma ad una percezione che c’è una parte della mia vita che non andrebbe raccontata?

La seconda ipotesi di questa mia breve introspezione, sicuramente gioca un peso determinante sul mio atteggiamento verso la campagna contro la violenza sulle donne.

Non potrò, per ovvi motivi che qualcuno conosce (come mia madre) svelare nomi, circostanze, luoghi, date con una precisione da pubblico ministero, ma posso confermarvi che,

 

durante la mia vita, credo di aver provato diversi tipi di violenza ed ognuna potrebbe essere definita “naturale” per una donna.

 

Il paradosso è che questa “naturale” ed organica propensione a soffrire ed essere l’anello debole della catena sociale, non si supera.

Tante volte ho provato la violenza verbale da parte di un uomo, tantissime. Quando ero più giovane veniva scatenata da un carattere ribelle: le mie risposte urlate per avere ragione in una discussione (magari banale), le mie provocazioni sfacciate. Poi, dopo aver preso i primi schiaffi, il mio carattere si è modificato ed ho imparato ad essere pungente senza alzare la voce, senza alzare le mani, senza perdere il sorriso sulle labbra. Ma ora parlo poco. Molto meno di allora. Con il mio compagno mi è rimasta questa consapevolezza e questa assenza di libertà nel poter dire tutto quello che penso ad alta voce. Mi è rimasta radicata una paura che nemmeno avverto più. Lei vive dentro di me e non ho nemmeno la percezione che ci sia.

Le violenze fisiche ci sono state (lo avrete capito, si chiamano schiaffi) ed anche le tentate violenze. Dio perdoni chi ha tentato di fare quello che non è riuscito a compiere e forse, quando saranno morti tutti, magari svelerò questa cosa. Per ora il segreto lo conserva solo la mia mamma.

 

Il messaggio di queste mie poche righe lo potrei riassumere in due indicazioni fondamentali:

  • la prima è quella che dietro ad ogni persona ci sono storie, tante storie da ascoltare quindi bisogna imparare a non giudicare,
  • la seconda è che le donne devono trovare anche solo una persona per raccontare la violenza che stanno subendo per evitare di ridurre tale violenza a normalità.

 

L’ultimo abbraccio a quelle mie amiche (e sono tantissime) che hanno subito violenza fisica da parte del loro compagno.

Qualcuna ha rischiato molto più di altre.

Nessuno degli uomini coinvolti è stato punito.

Nemmeno i miei.

 


 

Non poteva mancare un contenuto musicale.

Sul mio amato Spotify trovate una playlist creata da Rolling Stone Italia appositamente per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne.

È un po’ rock. La mia canzone preferita: Diamonds di Rihanna.

 

 

https://open.spotify.com/playlist/0wJciNwl0yxfQ1xHpv66MX