Di tifo senza maglia e inni razzisti: stasera abbiamo perso tutti -

La mia riflessione di stasera ruota attorno a due grandi interrogativi: si può trasformare una partita in un brutto spettacolo razzista? in nome di cosa dovremmo lasciar solo nell’indifferenza chi viene colpito da cori di questo genere?

 

Non mi venite a parlare di scuola di tifo perché l’analfabetismo funzionale sportivo era dilagante al Palazzetto oggi, durante la prima di Supercoppa di Scafati e Latina. Che poi noi siamo talmente abituati a questi cori di “Bu” che nemmeno ci facciamo più caso. Questa è la cosa peggiore. Allo stesso modo siamo abituati ad incassare ed andare avanti. Ma poi in nome di cosa?

 

Nello sport ci sono una serie di pieghe e concessioni che sfociano nel grottesco.

 

Si può tifare senza offendere è come dire si può vivere senza ferire.

 

E allora continuiamo ad accettare comportamenti e convenzioni che ci accompagnano attraverso un cammino che non ci farà evolvere mai. MAI.

 

Vedere ‘sti 20 tifosi che ad un certo punto si sono tolti la maglia sfoggiando tutto il loro amore per la birra (e lo hanno pure cantato… “fiumi di birra per raggiungere te”) non ha certo aiutato la loro squadra in campo che ha giocato una splendida partita. La osservo più attentamente la foto. È una mania che mi porto dietro perché le fotografie raccontano molto più di quello che sembra. Questi tifosi hanno una storia, hanno perso qualcuno a loro caro, hanno donne al seguito, magari hanno figli seduti al loro fianco ai quali insegneranno che quelle due stupide lettere sono consentite, che fa figo urlarle e che si può fare tanto nessuno ti dice niente.

 

Allora ripenso ai cori razzisti di stasera, ripetuti, gratuiti, inutili e urlati fino alla fine contro Davide Raucci.

 

Non mi piace tutto questo. I serbi che a Foshan gridavano “Azzurri vaffanculo”  (perdonatemi ma riporto la frase integralmente solo per dovere di cronaca) mi hanno fatto meno male.

La verità è che questi poveretti, sempre quelli della foto, nemmeno sanno la pesantezza e la crudeltà di quelle due lettere messe insieme. Noi diventiamo i perdenti in ogni campo, in ogni palazzetto, in ogni stadio, quando non facciamo nulla per evitare e punire tutto questo.

 

Scriverlo servirà? Non lo so. In fondo qualcuno deve pur dire qualcosa.

 

Fare finta che non sia successo è come voltarsi dall’altro lato e lasciare Davide da solo.

 

E a nessuno piace rimanere solo, ricevere silenzi, vivere nell’indifferenza, venir dimenticati.

 

Il silenzio è la peggiore delle punizioni che si possa infliggere all’essere umano.

 

(n.b. la foto è volutamente sfocata perché in barba a tutto questo c’è anche la privacy)