L'Eroica e il romanticismo di uno sport che genera numeri, speranza e coraggio -

Ne ho incontrati tanti di Eroici in tutti questi anni. Ognuno con la sua memoria, il suo passato, il suo percorso e ciascuno di loro con una storia da raccontare. Ho conosciuto l’Eroica qualche anno fa, mentre stavo chiudendo il mio primo libro e durante una cena tra amici, Federico mi ha raccontato dell’evento italiano di ciclismo che è diventato una moda ed un movimento. La ricordo ancora la luce che aveva negli occhi e l’entusiasmo con il quale, assieme a Carmen, mi descrivevano la partenza al buio e poi le fiaccole dell’entrata del Castello di Brolio e la magia del rumore delle ruote sullo sterrato con i freni che quasi cantavano nel silenzio.

 

Semplice è stato innamorarsi del racconto e iniziare a vedere e scoprire come viveva l’Eroica in rete. Ho avuto la presunzione, per un attimo, di pensare che l’Eroica non fosse rappresentata con i numeri giusti nel web.

 

Poi sono arrivata a Gaiole una mattina di inizio ottobre di qualche anno fa.

 

Ho respirato subito un’aria diversa e sono stata circondata da persone, tante, tutte vestite come Coppi e Bartali. Ho conosciuto Livio ed Angela e mi hanno iniziato a snocciolare i numeri dell’Eroica: i partecipanti, le televisioni da tutto il mondo, le testate giornalistiche e di come ogni anno questi numeri siano cresciuti.

 

 

Gaiole in Chianti e la speranza e il coraggio di Coppi e Bartali 

Gaiole è un piccolo paese dell’entroterra toscano, a una ventina di chilometri da Siena. In condizioni normali conta circa 2.700 abitanti: diventano più di 20.000 quando arriva la prima settimana di ottobre. Poi, quando per la prima volta ho assistito alla partenza di notte, ho compreso la vera essenza de L’Eroica. 

I primi a partire, alle quattro e mezza del mattino, sono meno di cinquanta Eroici con bici datate prima del 1930, senza cambio e come dice Livio “dei veri cancelli a cui manca solo la serratura”. Poi arrivano i duemila Eroici un po’ più evoluti: sono quelli che hanno le bici eroiche costruite tra il 1930 e il 1987 e che montano le luci perché quando esci dal paese e ti lasci sulla sinistra il benzinaio per dirigerti verso Madonna a Brolio, è buio pesto. Questi ultimi si avventurano nei due percorsi lunghi: quello dei 209 e dei 135. Partono tra le 5 e le 6 e 30 ed io rimango a bocca aperta a guardarli: tutti ma proprio tutti hanno maglie di lana che rievocano marchi dei tempi del ciclismo di quando ero bambina. Sono uomini e donne vestiti esattamente come i campioni del passato, dalle scarpe al caschetto. E poi sorridono. Tutti. Il resto dei partecipanti, più di 5000, partono fino alle 9 nei tre percorsi più “facili”: 106, 81 e 46 chilometri.

 

 

Quel primo anno Livio mi ha chiesto di accompagnare due fotografi ed un videomaker sui percorsi per realizzare i vari servizi. Ho toccato tutti e cinque i gruppi dei 7.200 partecipanti di allora ed ho conosciuto l’Eroica. Ho vissuto la pioggia, la festa dei ristori, gli abbracci all’arrivo e i sorrisi stanchi degli stessi volti che avevo visto partire alle 4 del mattino: li ho visti spuntare verso sera dalla curva del ponticello delle ex Cantine Ricasoli e mi sono data la risposta al perché si “gira” l’Eroica

 

L’Eroica è il riscatto dei propri limiti, la voglia di sentire la strada, l’aria, la pioggia, il vento e di farlo in assoluta libertà, con il mezzo più leggero e con meno gradi di separazione dalla strada: la bicicletta. L’Eroica è la metafora della rinascita, quello spirito incarnato da Coppi e Bartali che restituiva speranza ad un popolo piegato in due dalla sofferenza delle guerre. L’Eroica si fa con gioia ma si fa anche per combattere contro i propri dolori e le proprie sofferenze. Coppi e Bartali dovrebbero diventare Padri della Repubblica per queste parole “speranza” e “coraggio”. 

 

Ne ho fatte altre di Eroica, da Gaiole a Montalcino fino alla Nova di Buonconvento e durante questi anni ho capito che il paradigma comunicativo di questo evento è ribaltato per i tempi: l’Eroica è medializzata ma quanto basta perché quando sei sulla bici e stai combattendo contro la strada e la natura, non sempre hai voglia, tempo, sentimento e connessione per comunicare con il mondo. Già perché qui nel Chianti e nei territori circostanti (Montalcino è terra di Brunello e Franco Rossi vuole che si dica) non c’è costante connessione per poter comunicare con il resto del globo. Per questo motivo, se sei alle Sante Marie, non ti viene proprio in mente di fare una foto e postarla su Instagram. Magari ci riesci ore dopo quando trovi un angolo di strada dove prende il telefono.

 

Oggi è venerdì. Il venerdì prima de L’Eroica di Gaiole del 6 ottobre. 

Quest’anno partiranno 8200 persone.

Nel 1997 erano 92 e nessuno pensava che qui sarebbero arrivati da ogni parte del mondo.

Sono qui anche quest’anno, sospesa tra realtà e fantasia, tra i mille linguaggi del globo, immersa nei colori della più bella, poliedrica, sognante e leggera riunione di sognatori che il ciclismo abbia potuto crescere.

Sono qui anche io, con “speranza” e “coraggio”