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“Ischia” (Gianni Mura – Feltrinelli) è un libro che ho scambiato all’interno del mio gruppo di scambio libri che mi permette di rinnovare la mia collezione di testi e, oltre a liberare spazio nella libreria, mi fa scoprire opere nuove delle quali ignoravo l’esistenza.

Gianni Mura, scomparso il 21 marzo del 2020, era un giornalista sportivo di quelli che fanno scuola.

Forse perché lui stesso allievo di quella generazione di penne uniche nel raccontare un mondo fatto soprattutto di ciclismo, disciplina che lui considerava parte integrante della sua vita. Gianni era un grande appassionato e immenso cantore del Tour de France, così come era amante del cibo e del buon vino al punto di dare vita, nel 1991 assieme a sua moglie Paola, alla rubrica  “Mangia e Bevi” sul Venerdì di Repubblica che ha accompagnato, per quasi 30 anni, i lettori alla scoperta dei ristoranti d’Italia.

Tutti questi piccoli elementi rivivono in Ischia, un giallo che svela una parte (per così dire) romantica di Gianni: il suo sguardo posato sulle donne protagoniste del libro, sempre evidenziate nella loro bellezza interiore ed esteriore, nella loro fragilità, nella loro dedizione all’amore, seppur tutte così diverse da Michelle a Denise. Perché è lui Jules Magrite, con i baffi, le maglie a righe, la passione per i cibi di qualità e i vini d’annata, sospeso tra Parigi e Nantes in balia di questo amore per la giudice Michelle che prende una forma certa proprio a Ischia, tra omicidi e sangue, sotto il sole dell’Isola dalle tante facce. 

Non mi sorprende ritrovare Gianni Mura impegnato a raccontare qualcosa di diverso dallo sport (Ischia è il secondo volume delle avventure di Jules Magrite, già protagonista di Giallo su Giallo sempre edito da Feltrinelli). Quando si scrive di qualcosa che appassiona, come le storie del ciclismo che per Gianni hanno rappresentato la sua vita, si ha poi bisogno anche di alimentare la propria mente, esercitare la creatività della scrittura con altri temi perché scrivere coincide con liberare i pensieri e trasformarli in racconti e Gianni ha espresso le sue passioni in tutte le tinte possibili, dal rosa della Gazzetta e colore della maglia del Giro, al giallo dei suoi due romanzi preziosi, nonché della maglia del suo amato Tour de France. 

“E così Jules René Magrite, nato a Malaucène, alle pendici del Mont Ventoux, orfano, così chiamato da un padre erborista e appassionato di anagrammi e giochi di parole, s’era fatto poliziotto come altri si fanno preti o medici. Con un’idea in testa che somigliava a un ideale. Diminuire le ingiustizie. Essere poliziotto, commissario ormai, dal volto umano”. (Gianni Mura – Ischia)


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