Tokyo a modo mio in 5 temi - 3 e 4 agosto -

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Il Medagliere

Siamo a 30 medaglie e una bellissima posizione numero 9 nel medagliere delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ieri, 3 agosto, a regalare l’oro all’Italia Ruggero Tita da Rovereto e Caterina Marianna Banti da Roma, la coppia della Vela Nacra 17 e oggi la medaglia iridata porta la firma dei 4 dell’inseguimento a squadre maschile: Filippo Ganna da Verbania, Jonathan Milan da Tolmezzo, Francesco Lamon da Mirano e Simone Consonni da Ponte San Pietro.

I figli di Tokyo

Cosa penseranno i bimbi, figli degli atleti che a Tokyo sono venuti a gareggiare? Cosa avranno raccontato tutte quelle mamme e quei papà ai piccoli che sono rimasti davanti alla TV? Ne ho visti diversi di filmati in questi giorni. Max Antony Whitlock medaglia d’oro nella ginnastica nel cavallo con maniglie (in tutto ha collezionato ben 6 medaglie olimpiche tra Londra 2012, Rio e Tokyo) all’aeroporto di Heathrow è stato accolto a sorpresa dalla piccola Willow di due anni. La prima cosa che ha fatto papà Max è stata tirare fuori dallo zaino la medaglia d’oro e farla vedere a Willow; stesso assalto per la britannica Helen Glover, ’oro nei due senza a Londra e Rio è rientrata con un quarto posto e tre piccoli a stritolarla di abbracci. Due atleti, due genitori con i superpoteri agli occhi piccolini dei loro cuccioli.

Il ciclismo d’oro

Che sogno l’oro nel ciclismo. E non è finita qui. Questo sport che raccoglie ancora l’eredità dei grandi ciclisti del passato, reinventando una disciplina attraverso la tecnologia e i materiali utilizzati indoor e outdoor, è orgoglio nazionale, doverosamente premiato a Tokyo. La meraviglia di aver conquistato la medaglia iridata nella specialità dopo 61 anni di attese, lascia spazio alla performance del nostro portabandiera: Elia Viviani. Appuntamento alle 8:30 per le gare di ciclismo su pista. Vai Elia!

Siamo squadre fortissime

Sono due giorni, da quando l’Italia di Meo Sacchetti ha capitolato alla Francia, che sono costretta a leggere commenti sul fallimento delle squadre alle Olimpiadi di Tokyo mentre gli sport individuali hanno riportato grandi successi. Certo dal concetto di squadra, così come lo intendiamo noi che nello sport di squadra ci viviamo, dobbiamo togliere anche le medaglie d’oro vinte ieri e oggi e quella di Valentina Rodini e Federica Cesarini. Vedete negli sport come il calcio, la pallavolo e la pallacanestro, si ha a che fare con una continuità contingente, legata a un determinato periodo (nel caso del basket la formazione come l’abbiamo vista in campo a Tokyo è rodata e testata da poco più di un mese). Le Nazionali si mettono insieme con atleti (sempre diversi o quasi) provenienti da club delle massime serie e che hanno obiettivi diversi nel quadriennio che precede l’appuntamento olimpico. Invece un atleta di uno sport individuale lavora nei quattro anni precedenti, per raggiungere il massimo obiettivo dell’Olimpiade e tutte le vittorie riportate nei campionati internazionali, sono funzionali all’anno olimpico. Le squadre che abbiamo seguito quest’anno a Tokyo non saranno le stesse che affronteranno il prossimo cammino e la differenza, magari brutalmente epurata del resto, è tutta qui.

In ogni caso, abbiamo raggiunto gli obiettivi e abbiamo avuto …squadre fortissime!

Poveri ma …bravi

C’è sempre un’altra faccia della medaglia e questa frase non è stata coniata a caso. Nella fattispecie olimpica, abbiamo con curiosità appreso il bonus dei nostri atleti medagliati e li abbiamo messi a confronto con quelli delle altre nazioni. Peccato che avevamo tralasciato un piccolo particolare: ci sono dei paesi dove gli atleti fanno la fame nel vero senso della parola: non hanno sussidi dignitosi, devono andare a mangiare alla mensa dei poveri e fanno fatica a gestire il quotidiano. È il caso del racconto di Theodoros Iakovidis (Θοδωρής Ιακωβίδης) e della condizione degli atleti in Grecia. Si avete capito bene, nella culla dello sport olimpico. Il sollevatore del peso ellenico ha denunciato, in diretta TV nel post gara olimpica, la vergognosa condizione nella quale sono costretti a vivere gli atleti in Grecia, aiutati solo da un sussidio di 250 euro e spesso obbligati a recarsi alla mensa dei poveri. Theodoros vuole mollare. Non può immaginare di sostenere una preparazione adeguata sotto l’egida della bandiera del proprio paese. Una denuncia seria e accorata che lo ha esposto, commosso e provato, al pubblico che a Tokyo pensava di trovare solo storie positive.