Web and Mobile Journalism

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L’evoluzione tecnologica ha cambiato in profondità il lavoro dei giornalisti assieme alla nozione stessa di “fare giornalismo” pur mantenendo intatta l’etica del mestiere: il rapporto con la parola, il concetto di notizia, la prassi, i tempi, gli strumenti della professione giornalistica e la legislazione, sono stati radicalmente trasformati dall’impatto con il Web, i social media e il mobile.

Io e Federica De Stefani ci siamo guardate in faccia, in una giornata di primavera durante il lockdown e abbiamo capito che quello che mancava alla produzione editoriale attorno al tema del giornalismo digitale e mobile, era un testo che potesse colmare un gap importante: la conoscenza tecnica di alcuni strumenti del giornalismo digitale (e mobile) e la normativa di riferimento rispetto al mestiere incredibilmente cambiato e sempre più esposto ai rischi “banali” di notizie fake, di utilizzo improprio di contenuti e di espressioni eccessive della libertà di stampa e di parola.

L’essenza del libro Web and Mobile Journalism

Così è nata l’idea di “Web and MObile JOurnalism” scritto per Maggioli Editore. Questo libro esplora nei dettagli il mondo del Web Journalism e del MOJO (MObile JOurnalism); presenta in modo accessibile requisiti, strumenti e vincoli tecnologici; offre soluzioni software e indicazioni tecniche per sviluppare strategie; aiuta a comprendere le complessità del nuovo ambiente normativo di riferimento. 

La scelta della persona che doveva curare la prefazione, facendosi carico della prima lettura del “tomo” di 246 pagine, è ricaduta su Antonio Dini che meglio di tutti incarna il tecno giornalista, l’esperto della parola con un background tecnico considerevole e un occhio attento al cambiamento del mondo.

La sua prefazione è l’essenza del concetto del giornalismo, anzi dei “giornalismi” moderni.

Non mi stancherò mai di ringraziarlo.

“Ricominciamo, allora, dall’idea iniziale: che il giornalismo ce lo siamo inventato. Ne consegue che non solo possiamo dimenticarci del giornalismo – e a tratti parrebbe essere così, visto il modo con il quale è orientato il discorso politico e sociale non solo del nostro Paese – ma che possiamo anche decidere di reinventarcelo da capo. Infatti, non è come la legge di gravità, che bella o brutta che sia tale è e tale rimane, incisa nei libri di fisica sino a prova contraria. I giornalismi (al plurale) cambiano, evolvono, cercano di adattarsi per non scomparire, e facendolo si trasformano in maniera radicale. Contribuire alla loro reinvenzione è un problema al tempo stesso descrittivo e normativo: bisogna capire cosa sta succedendo e immaginare quello che vorremmo che succeda. Solo che è molto difficile. Infatti, queste metamorfosi hanno un impatto che di solito non riusciamo a valutare: è un problema di teoria della complessità computazionale applicato alla mente umana, se volete.” (Antonio Dini)

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