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Ho imparato ad andare in bici a pochi, pochissimi anni. 

Mio nonno aveva una vecchia bici marrone con il sellino piccolino davanti e due pedalini che, a turno, hanno accolto i piedini di ben 5 nipoti. Toccò anche a me e dopo poco, forse in prima elementare, mi fu regalata una bici con le rotelline. Non passò troppo tempo che nonno tolse quelle rotelle di alluminio e mi iniziò a spingere su e giù su quel piazzale rosa sotto il grande palazzo dove abitava all’undicesimo piano, tenendomi la mano dietro la schiena fino a quando mi lasciai, un po’ tremolante ma andai… sola, io e due ruote solamente. Nonno Giovanni era un uomo venuto dalla campagna, faceva il mediatore, ma in gioventù aveva fatto il mugnaio e si era ritrovato a vivere in città. Ma la bici la usava sempre e l’ha usata quasi fino alla fine della sua vita. Insomma io ho avuto una bici da quando ne ho memoria o comunque ne ho sempre vista una in casa

Sono passati un po’ più di 40 anni e a Natale mi è stata regalata dal mio compagno, con il quale condivido la passione per le biciclette, una bici vintage pieghevole. Una Tiziana. Forse degli anni Ottanta visto l’ottimo stato di conservazione. L’ho desiderata tanto e quella io bambina, la stessa che pedalava con la mano del nonno sulla schiena, l’ha portata a Nova Eroica a Buonconvento.

Di Tiziana, Graziella e biciclette pieghevoli

Cos’è una Tiziana? Avete presente la mitica Graziella simbolo degli anni Sessanta? Era considerata la bici del popolo anche perché, una volta piegata, entrava nel portabagagli delle utilitarie. Sull’onda della sua diffusione, nei successivi anni Settanta, nacquero altre versioni soprattutto dei modelli da 20”. Avevano tutti nomi di donna ed erano un pochino più economiche dell’originale. La bicicletta divenne un simbolo molto femminile (oggi diremo “fashion”) perché la prima testimonial in assoluto fu Brigitte Bardot e i nomi di quelle bici pieghevoli avevano qualcosa di esotico (o forse erano quelli più diffusi all’epoca). Se volete saperlo, a Buonconvento ho incontrato anche il sindaco Riccardo Conti, girare per le strade del paese con una bella Milena vintage color verde mela. 

“Brigitte Bardot, icona della sensualità femminile del tempo, fu protagonista di una campagna pubblicitaria che definì la Graziella “La Rolls Royce di Brigitte Bardot” ammiccando all’auto inglese per sottolinearne la robustezza e la cura estetica. Anche lo spirito anticonformista e surrealista di Salvador Dalì subì il fascino della Graziella, pratica ed elegante. Il celebre pittore, scultore, scrittore, cineasta e designer spagnolo venne ritratto mentre trasportava alcune sue opere a fianco della sua inseparabile Graziella.” (dal sito Bottecchia che produsse la primissima serie nel 1964 su disegno di Rinaldo Donzelli)

Partecipare alla Nova Eroica Family con una bici pieghevole

Insomma io, con la mia Tiziana grigia con le ruote blu nazionale, non pensavo di fare null’altro se non utilizzarla per muovermi per il villaggio della Nova Eroica, andare a prendere le insalate alla Coop o recuperare qualche foglio al Ghibellino per il Quartier Generale Eroica. Invece ho deciso, impavida, di iscrivermi alla Family, la corsa della domenica che ha coinvolto famiglie intere compresi bambini piccolissimi sopra biciclettine minuscole. 

Mi sono detta… se ce la fanno loro non posso non farcela io! (E poi il percorso da 17 chilometri mi è stato “spacciato” per passeggiata in piano)

La partenza è stata tutta sorrisi e allegria. Il resto …una sfida non facilissima, complice anche il caldo inusuale per una domenica di fine giugno. Così le prime salite subito dopo il ristoro di Piana, hanno messo a dura prova la resistenza di famiglie intere, di bambini che dopo qualche chilometro hanno lanciato la bici e si sono seduti sul bordo dello sterro strepitando e insultando i genitori per averli coinvolti in quella follia …“voglio tornare indietro” …“vacci te al ristoro io aspetto qui” …“cattivi non lo voglio fare più”. Ho temuto di vedere qualche genitore legare con il nastro da pacchi il bambino alla sella e trascinarlo con una corda recuperata nelle stalle dei casali su a Santa Cristina. Ho sentito anche io la fatica sulle gambe e un caldo torrido ci ha accompagnati per tutti i chilometri della passeggiata (17 spacciati per 14). Salite tante e discese altrettanto numerose che, per chi va in bici, sono più impegnative delle salite stesse, soprattutto se parliamo di strade sterrate. Siamo stati messi a dura prova tutti ma alla fine sono arrivati a Piana anche i bimbi più incattiviti dalla fatica. 

I genitori hanno convinto e spronato i piccoli che non volevano più salire in sella. Mamme e papà hanno, con dolcezza, rialzato chi era caduto spiegando loro che non potevano tornare indietro e che era necessario pedalare per andare avanti e così anche Dodo e Charlie, i più piccoli di forse 5 o 6 anni, con il loro caschetto e le gambe piccine, sono arrivati al traguardo pedalando, e indossando pure un sorriso senza qualche dentino. 

Io ero in coda. Mi hanno superato tutti e proprio quello mi ha dato la forza di resistere e continuare anche se le mie gambe erano troppo lunghe per quello che molti hanno definito un triciclo e che Carube voleva che mettessi nel primo cassonetto dietro Piazza Garibaldi. 

Eppure ho continuato. Ho aspettato Alice, la bimba di Tommaso, le ho pulito gli occhialini dalla polvere e le ho detto “Dai Alice siamo le ultime due ma lo sai chi arriva per ultimo? Le principesse”. Lei mi ha sorriso e ha fatto ancora qualche pedalata per raggiungere il babbo e nonno Brocci. 

Così ho capito che definire la passeggiata “in piano” era una prova per le famiglie. Una bellissima prova.

È certo. Nova Eroica a Buonconvento mi ha regalato una cosa in più. Non solo la possibilità di fare il mio lavoro in un posto magnifico e una famiglia che ritrovo sempre con grande gioia, ma un motivo per riflettere su quanto andare in bicicletta possa contribuire a formare gli adulti sani di domani.

Che la bici dunque possa insegnare anche ai più piccolini che quando si cade ci si rialza, che quando il percorso si fa difficile ci sono i tuoi genitori che ti aiutano a superare le asperità e che alla fine tutti nel gruppo ci si sostiene e ci si aiuta a terminare una corsa, non importa se si arriva ultimi: l’importante è arrivare fino in fondo. 

La bici. 

Quante cose può insegnare un oggetto di acciaio da 15 chilogrammi. 

Grazie Tiziana. 

Grazie Bi.

(un grazie particolare a Franco Rossi, a Giancarlo Brocci, a Livio e Angela (i miei angeli custodi), a Francesca, Marinella, Viola, Caterina e Nicola (e Ceci), Annina, Patrizia, Davide e Mariateresa, Roberto Carube e Cristina, Giordano Cioli (sei unico), Guido (anche se fa foto brutte), Giovannino del mio cuore, Carlo (Don Duit), Stefano, Tiziano (il mio partner in crime del cerimoniale) Alberta… insomma dovrei fare un articolo solo per elencarli tutti (e molti altri ne mancano!). Grazie. La mia vita è cambiata da quando ci siete voi!)

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